[p. 336 modifica] nelle altre lingue è virtú), il cui stile non si dispiega mai, e non sa né può né dee mai prendere quell’andamento piano, modesto disinvoltamente, unito e fluido che è naturale al discorso umano, anche parlando, e proprio di tutte le altre nazioni; questo tale scrivere, dico io, fuor del quale i francesi non hanno altro, è una specie di gnomologia. E queste qualità gli convengono necessariamente, posto quell’avventato del suo stile, di cui non sanno fare a meno i francesi e senza cui non trovano degno alcun libro di esser letto. Per la quale avventatezza lo scrittore e il lettore hanno di necessità ogni momento di riprender fiato. E par proprio cosí, che lo scrittore parli con quanto ha nel polmone, e perciò gli convenga spezzare il suo dire, e fare i periodi corti, per fermarsi a respirare (28 agosto 1822). Effettivamente il tuono di qualunque scrittura francese fin dalla prima sillaba è quello di uno che parla ad alta voce. Tale riesce almeno per chi non