Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/261
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il sentimento del nulla è il sentimento di una cosa morta e mortifera. Ma se questo sentimento è vivo, come nel caso ch’io dico, la sua vivacità prevale nell’animo del lettore alla nullità della cosa che fa sentire, e l’anima riceve vita, se non altro passeggiera, dalla stessa forza con cui sente la morte perpetua delle cose e sua propria. Giacché non è piccolo effetto della cognizione del gran nulla, né poco penoso, l’indifferenza e insensibilità che inspira ordinarissimamente, e deve naturalmente ispirare, sopra lo stesso nulla. Questa indifferenza e insensibilità è rimossa dalla detta lettura o contemplazione di una tal opera di genio: ella ci rende sensibili alla nullità delle cose e questa è la principal cagione del fenomeno che ho detto.
Osserverò che il detto fenomeno occorre molto piú difficilmente nelle poesie tetre e nere del settentrione, massimamente moderne, come in quelle di lord Byron, che nelle meridionali, le quali conservano una certa luce negli argomenti piú bui, dolorosi e disperanti; e la lettura del Petrarca, per esempio, de’ Trionfi e della conferenza di Achille e di Priamo, dirò ancora di Werther, produce questo effetto molto piú che il Giaurro, o il Corsaro ec., non ostante che trattino e dimostrino la stessa infelicità degli uomini e vanità delle cose (4 ottobre 1820). Io so che, letto Werther, mi sono trovato caldissimo nella mia disperazione; letto Lord Byron, freddissimo e senza entusiasmo nessuno; molto meno consolazione.