<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2509&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20151205203309</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2509&oldid=-20151205203309
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2509 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 281modifica] Il che è ben naturale e conseguente, secondo le cagioni che ho assegnate, le quali introducono questo secondo barbarismo in una lingua. Perocché esse l’introducono ed influiscono direttamente non negli scritti de’ grandi letterati e degli uomini di vero e raffinato buon gusto (come ho detto di quel primo barbarismo), ma nella favella quotidiana, e da questa passa il barbarismo nei libri degli scrittorelli che non istudiano, non sanno, non conoscono, e neanche cercano, né si vogliono affaticare ad indagare altra lingua da quella che son soliti di parlare e sentire a parlar giornalmente e non si sa[p. 282modifica]prebbero esprimere in altro modo, né possiedono altre voci e forme di dire. Di piú seguono ed approvano, secondo il poco e stolto loro giudizio, l’uso corrente, la moda ec., ed accattano l’applauso e la lode del volgo e si compiacciono di quella misera novità e vogliono passar per autori alla moda: cosí che, oltre all’ignoranza, li porta al