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(2507-2508-2509) pensieri 281

vien piú facile il parlare e lo scrivere con quelle de’ forestieri, che s’hanno piú alla mano e s’usano piú giornalmente e piú familiarmente. Ed ecco un’altra volta introdotto il barbarismo nella lingua  (2508) e letteratura nazionale, ma per tutt’altra cagione e fine e con tutt’altro effetto che l’eleganza e l’arricchimento loro. Quanto all’arricchimento, questo è il punto in cui la lingua nazionale comincia a scadere e scemare sensibilmente e impoverirsi e indebolirsi fino al segno che, dimenticate e antiquate la maggiore o certo grandissima parte delle sue voci e modi e anche delle sue facoltà, ella non ha piú forza né capacità di supplire ai bisogni del linguaggio e di fornire un discorso del suo, senza ricorrere al forestiero (e la nostra lingua è già vicina a questo segno, non solo per le ricchezze proprie ch’avrebbe dovuto venire acquistando, e non l’ha fatto, ma anche per quelle infinite ch’aveva già, ed ha perdute, e molte irrecuperabilmente). E cosí dico della letteratura.


     Quanto poi all’eleganza, quelle voci e modi, non essendo piú pellegrini, non sono piú eleganti. Anzi non c’é cosa piú volgare e ordinaria di quelle voci e modi forestieri. Come accade appunto in Italia oggidí, che non si può né parlare né scrivere in un italiano piú volgare e corrente, che parlando e scrivendo in un italiano alla francese.  (2509) Il che è ben naturale e conseguente, secondo le cagioni che ho assegnate, le quali introducono questo secondo barbarismo in una lingua. Perocché esse l’introducono ed influiscono direttamente non negli scritti de’ grandi letterati e degli uomini di vero e raffinato buon gusto (come ho detto di quel primo barbarismo), ma nella favella quotidiana, e da questa passa il barbarismo nei libri degli scrittorelli che non istudiano, non sanno, non conoscono, e neanche cercano, né si vogliono affaticare ad indagare altra lingua da quella che son soliti di parlare e sentire a parlar giornalmente e non si sa-