<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2393&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150904151704</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2393&oldid=-20150904151704
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2393 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 213modifica] fare decisamente e deliberatamente infelici un grandissimo numero di generazioni, cioè tutte quelle che dovevano essere innanzi che questa perfezione propria dell’esser loro, e non per tanto difficilissima e remotissima, si potesse conseguire, come ancora non possono affermare che si sia fatto. E per rispetto di questa medesima facoltà di perfezionarsi, di questo dono, di questo massimo privilegio dato dalla natura alla specie umana, mancare alla medesima del necessario, quando era evidente che questa facoltà non avrebbe avuto effetto, e non avrebbe potuto supplire al preteso mancamento della natura verso di noi, se non dopo lunghissimo tempo e dopo che moltissime generazioni avrebbero dovuto, a differenza di tutti gli altri esseri, sentire e sopportare il detto mancamento e l’infelicità che risulta dal non essere nello stato proprio della propria natura. In verità, che questo, se fosse vero, mostrerebbe una gran predilezione della natura verso di [p. 214modifica]noi e gran superiorità nostra sugli altri esseri. 2o, Non essendo la perfezione altro