Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/226

214 pensieri (2393-2394-2395)

noi e gran superiorità nostra sugli altri esseri. 2o, Non essendo la perfezione altro  (2394) che l’essere nel modo conveniente alla propria natura, e tutti gli animali e le cose essendo cosí, tutte sono perfette nel loro genere, e ciò vuol dire che son perfette assolutamente, non potendo la perfezione considerarsi fuori del genere di cui si discorre. La natura dunque, giacché gli animali e le cose non hanno acquistata questa perfezione da loro e sono in tutto secondo natura, ha fatto gli animali e le cose tutte perfette. L’uomo solo, secondo voi, l’ha fatto perfettibile. Bella superiorità e privilegio. Dare agli altri il fine, a voi il mezzo; a tutti la perfezione, a voi non altro che il mezzo di ottenerla. E di piú un mezzo o inefficace e quasi illusorio, o cosí poco efficace, che, lasciando gl’infiniti ostacoli e l’immenso spazio di tempo che s’é dovuto passare prima di ridurci allo stato presente, in questo ancora non possiamo esser tanto arditi né sciocchi da darci per perfetti, che vorrebbe dir felici, quando siamo il contrario; e oltre a questo non sappiamo quando lo potremo essere; anzi non possiamo congetturar neppure in che cosa potrà consistere la nostra  (2395) perfezione, se mai s’otterrà: e per ultimo, se parliamo del vero, siamo o dobbiamo essere omai piú che persuasi che la detta perfezione, qualunque ce la figuriamo, non s’otterrà mai e non diverremo mai piú felici. E pur gli animali lo sono dal principio del mondo in poi, senza essersi mossi dalla natura. Ecco la superiorità naturale su tutti gli esseri, che si scopre in noi mediante la bella e generale supposizione della nostra perfettibilità (5 marzo 1822).


*    Πάντα γὰρ ἀγαθὰ μὲν καὶ καλά ἐστι πρὸς ἆ ἂν εὖ ἔΧῃ κακὰ δὲ καὶ αἰσΧρὰ πρὸς ἂν κακῶς. Quippe omnia bona sunt ac pulcra, ad quae bene se habent; mala vero ac turpia, ad quae male. Leunclav. Parole di Socrate ad