Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2318

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[p. 165 modifica] autorizzate dall’uso il considerar quelle vocali come formanti una sola sillaba diveniva alla fine affatto regolare (in ogni genere di scrittori) e conforme alle stesse regole della prosodia? Non dimostra ciò quello ch’io dico? Queis monosillabo, o cosí scritto o contratto in quis, non è posto [p. 166 modifica]posto fra i dittonghi latini. Vedi il Forcellini e la Regia Parnasi. L’i terminativo dei nominativi plurali, seconda declinazione ch’é sempre lungo dovette esser da prima un dittongo, come l’οι greco nei corrispondenti nominativi plurali della terza. Lascio stare i nomi greci, dove quelli che in greco sono dittonghi, a talento del poeta latino ora diventano dissillabi ec., ora monosillabi come Theseus, Orphea, Orphei, dativo ec. Né solo i nomi, ma ogni sorta di parole.

Lascio ancora che l’ablativo della prima declinazione singolare da principio, e forse sempre a’ buoni tempi, si pronunziò (cred’io, e vedi i grammatici) coll’a doppia (musaa o musâ) e pur fu sempre considerata quell’a come monosillaba. E che si pronunziasse coll’a doppia me ne fa fede il veder che se ciò non fosse, molte volte ne’ poeti si troverebbe una brutta cacofonia e consonanza, quando tali ablativi concorrono con altre parole terminate in a, ch’é frequentissimo. Lascio l’antica scrittura di heic per hic, sapienteis, sermoneis ec. ec., dove l’ei fu pur