[p. 165 modifica] non che quelle vocali successive, benché secondo le regole della prosodia si considerassero per altrettante sillabe, nondimeno nella pronunzia quotidiana equivalevano o sempre o bene spesso a una sola? Altrimenti queste tali contrazioni sarebbero state sconvenientissime: e come poi sarebbero elle venute in uso generale, anche presso chi non ne aveva bisogno (quali erano i prosatori), come nil detto indifferentemente per nihil? Ed osservate che qui v’é anche di mezzo l’aspirazione, ch’é quasi una consonante, ed oggi la pronunziano per tale. E nondimeno le dette vocali si tenevano per componenti una sola sillaba, e cosí si pronunziavano (come appunto ne’ nostri antichi poeti, anche, se non erro, nel Petrarca, noia, gioia ec. monosillabi, Pistoia dissillabo ec. e cosí mostra che si pronunziassero). Mihi parimente si contraeva nelle scritture, e massime ne’ poeti, in mi. E non è apocope, come dice il Forcellini, ma contrazione, come nil ec. Che dirò di eburnus per eburneus e di tante altre simili contrazioni di piú vocali, mediante le quali contrazioni