Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2267

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[p. 138 modifica] favella umana; e quindi aequus era naturalmente, parlando, assolutamente trisillabo. E nondimeno i latini lo facevano sempre dissillabo.

La considerazione dei dittonghi (fra’ quali il qua que ec. non fu mai contato) mostra essa sola che i latini avevano realmente nella natura della loro pronunzia, massime anticamente, la proprietà di esprimere il suono delle vocali doppie in un solo tempo, cioè come una sola sillaba. Giacché senza dubbio ai (antico) ae oe ec. si pronunziarono da principio sciolti, [p. 139 modifica]ma come una sola sillaba, dal che poi nacque, che si cominciassero a pronunziar legati, come accadde in Grecia. Che l’antico dittongo ai si pronunziasse sciolto, e per conseguenza i dittonghi latini si pronunziassero cosí, ma che al tempo di Virgilio già si pronunziassero chiusi, osserva Eneide, III, 354, dove Virgilio avendo bisogno di una voce trisillaba, dice Aulai per aulae; e vedi pure Eneide, VI, 747, e p. 2367 (l’italiano ha molti dittonghi e tutti si pronunziano sciolti: ma il volgo bene spesso li riduce ad una sola vocale, come in latino, dicendo, per esempio, celo per cielo, sono per suono. Questo è anche costume de’ poeti e di altri ancora fra gli antichi. Vedi la pagina seguente ec. ec). Sottoposta poi a regola la quantità delle sillabe, quelle vocali doppie che nell’uso eran divenute una sola (cioè ae ec.) si