Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2217

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[p. 111 modifica] questo che di quella). Tanto è vero che l’uomo primitivo e l’antichità non riconosce e non riconobbe altra virtú, altra perfezione nell’uomo e nelle cose fuorché il vigore e la forza, o certo non ne riconobbe nessuna che fosse scompagnata da queste qualità e che non avesse in elle la sua essenza e carattere principale e forma di essere e la ragione di esser virtú e perfezioni (3 dicembre 1821).



*    Didone:
                      Moriemur inultae,
Sed moriamur, ait. Sic, sic iuvat ire sub umbras.
                                (Aen., IV, 659 seg.)


Virgilio volle qui esprimere (fino e profondo sentimento e degno di un uomo conoscitore de’ cuori ed esperto delle passioni e delle sventure, come lui) quel piacere che l’animo prova nel considerare e rappresentarsi, non solo vivamente, ma minutamente, intimamente e pienamente la sua disgrazia, i suoi mali; nell’esagerarli, anche, a se stesso,