<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2216&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150904134532</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2216&oldid=-20150904134532
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2216 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 110modifica] di questa parola presso i latini tardò [p. 111modifica]ella molto a poter essere applicata alle virtú non forti, non vive per gli effetti e la natura loro, alla pazienza (quella che oggi costuma), alla mansuetudine, alla compassione ec. Qualità che gli scrittori latini cristiani chiamarono virtutes, non si potrebbero nemmen oggi chiamar cosí volendo scrivere in buon latino, benché virtú elle si chiamino nelle sue lingue figlie e con nomi equivalenti nelle altre moderne. Di ἀρετὴ (da ἄρης) vedi i lessici e gli etimografi: sebbene la sua etimologia, perché parola piú antica o piú anticamente frequentata dagli scrittori, sia piú scura. E cosí credo che in tutte le lingue la parola significativa di virtú non abbia mai originariamente significato altro che forza, vigore (o d’anima o di corpo, o d’ambedue, o confusamente dell’una e dell’altro, ma certo prima e piú di