<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2190&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150620181445</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2190&oldid=-20150620181445
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2190 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 97modifica] che laddove quelli ch’io chiamo continuativi sono usati talvolta nel senso frequentativo (e la ragione vedila p. 2023), i verbi per altro in itare, che son veri frequentativi o diminutivi, non si troveranno mai o difficilissimamente usati ne’ vari sensi continuativi da me specificati (vedi p. 1116[p. 98modifica]sulla fine, 1117);il che dimostra una precisa, voluta e non accidentale differenza tra il valor proprio de’ verbi in itare e di quelli in semplice are. E in che consista tal differenza di valor proprio, questo è ciò che, essendo stato finora inosservato, ho notato io, facendo conoscere i verbi in are ec. per propriamente continuativi, non frequentativi né diminutivi, e i verbi in itare per frequentativi o diminutivi non continuativi. E in ciò è riposta la mia scoperta. Siccome poi il significato continuativo è di natura piú sottile che il frequentativo, perciò accadde che quei verbi de’ quali era proprio il primo significato fossero, coll’andar del