<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2008&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20141127151055</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2008&oldid=-20141127151055
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2008 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 5modifica] si corrompesse prestissimo, a differenza pur della greca, e ch’ella dovesse cessare di esser lingua universale, per intendersi scambievolmente, come oggi col francese, e molto piú di servire agli usi civili e diplomatici ec. ed essere adoperata dai letterati e dai dotti in luogo delle parlate; dovesse, dico, cessare appena i tempi presero uno spirito determinato e proprio, al quale il latino era inadattabile. Ciò forse non sarebbe accaduto alla lingua greca; e s’ella ne’ bassi tempi fosse stata universale in Europa, come lo fu la latina e com’essa l’era stata anticamente, e massime in Oriente, forse ella non avrebbe perduto ancora questa qualità, e noi ci serviremmo ancora tra nazione e nazione di una lingua antica, e in questa scriveremmo ec. Nel che saremmo in verità felicissimi [p. 6modifica]per la infinita capacità, potenza e adattabilità di quella lingua,