<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1995&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20141003154846</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1995&oldid=-20141003154846
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 1995 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 481modifica][p. 482modifica]d’allora in poi, cioè da quando ell’ebbe tre sommi scrittori, che l’applicarono decisamente alla letteratura, all’altissima poesia, alle grandi e nobili cose, alla filosofia, alla teologia (ch’era allora il non plus ultra, e perciò Dante col suo magnanimo ardire, pigliando quella linguaccia greggia ed informe dalle bocche plebee, e volendo innalzarla fin dove si può mai giungere, si compiacque, anche in onta della convenienza e buon gusto poetico, di applicarla a ciò che allora si stimava la piú sublime materia, cioè la teologia). Questa circostanza ha fatto che la lingua italiana contando oggi, a differenza di tutte le altre, cinque interi secoli di letteratura, sia la piú ricca di tutte; questa che la sua formazione e la sua indole sia decisamente antica, cioè bellissima e liberissima, con gli altri infiniti vantaggi delle lingue antiche (giacché i cinquecentisti che poi decisamente la formarono, oltre