<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/170&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20130712191540</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/170&oldid=-20130712191540
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 170 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 276modifica] i beni paiano bellissimi e sommi da lontano e l’ignoto sia piú bello del noto: effetto della immaginazione determinato dalla inclinazione della natura al piacere; effetto delle illusioni voluto dalla natura. -2°, Perché l’anima preferisca in poesia, e da pertutto, il bello aereo, le idee infinite. Stante la considerazione qui sopra detta, l’anima deve naturalmente preferire agli altri quel piacere ch’ella non può abbracciare. Di questo bello aereo, di queste idee abbondavano gli antichi, abbondano i loro poeti, massime il piú antico cioè Omero, abbondano i fanciulli veramente Omerici in questo, (v. il pensiero Circa l’immaginazione, p. 57, e l’altro p. 100), gl’ignoranti, ec. in somma la natura. La cognizione e il sapere ne fa strage, e a noi riesce difficilissimo il provarne. La malinconia, il sentimentale moderno ec., perciò appunto sono cosí dolci, perché immergono l’anima in un abbisso di pensieri indeterminati, de’ quali non sa [p. 277modifica]vedere il fondo né i contorni. E questa pure è la cagione perché nell’amore ec., come ho detto, p.142. Perché in quel tempo l’anima si spazia in un vago e indefinito. Il tipo di questo bello e di queste idee non esiste nel reale, ma solo nella immaginazione; e le illusioni sole ce le possono rappresentare, né la ragione ha verun potere di farlo. Ma la natura nostra n’era fecondissima, e voleva che componessero la nostra vita. –3°, perché l’anima nostra odii tutto quello che confina le sue sensazioni. L’anima, cercando il piacere in tutto, dove non lo trova, già non può esser soddisfatta; dove lo trova, abborre i confini per le sopraddette ragioni. Quindi, vedendo la bella natura, ama che l’occhio si spazi quanto è possibile. La qual cosa il Montesquieu (Essai sur le goût, De la curiosité. p. 374, 375) attribuisce alla curiosità. Male. La curiosità non è altro che una determinazione