<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1600&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20141105153241</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1600&oldid=-20141105153241
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 1600 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 257modifica] conseguire il ben essere del corpo; anzi questo, tolti i detti inconvenienti casuali e fuor d’ordine, si porta naturalmente con se nascendo. Egli è dunque evidente che la natura ha stabilita al corpo umano la perfezione del vigore ec. ec.; che il pieno ben essere e floridezza del corpo è perfezione, non mica accidentale, ma essenziale e propria dell’uomo e ordinata dalla natura, come in ordine a tutti gli altri esseri. Egli è anzi evidente che il corpo fu considerato dalla natura nell’uomo siccome negli altri viventi piú che l’animo, e per conseguenza che la sua perfezione è assolutamente voluta dalla natura; e per conseguenza non può essere perfezione dell’uomo quella che si oppone alla sopraddetta, giacché contrasta colla sua propria e naturale essenza e ripugna a una qualità non accidentale, ma [p. 258modifica]ordinata dalla natura. Del resto, chi può negare che gl’incomodi corporali e sensibili, una certa impotenza che ben si sente non esser naturale, opporsi ed essere sproporzionata alle nostre inclinazioni ed alle forze stesse di quell’animo che noi abbiamo coltivato e coltiviamo, la debolezza, le malattie abituali o attuali, e la facilità somma che abbiamo di cadervi ec. ec. non sieno imperfezioni nell’uomo?