<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1506&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20140119192404</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1506&oldid=-20140119192404
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 1506 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 200modifica] presso gli spagnuoli il verbo quaerere (querer) è passato a significar velle, volvere (bolver) redire, circa (cerca) prope; presso i medesimi e gl’italiani il verbo clamare (llamar, chiamare) al senso di vocare; presso i francesi donare (donner) al senso di dare. Questo per forza di sinonimia, che appoco appoco, rendendo proprio di quelle voci quel senso disparatissimo, ha spento quelle che l’aveano realmente in proprietà ec. ec. L’etimologia di queste voci e il modo in cui sono arrivate a questo significato ec. facilmente si trova, riguardo alla lingua latina ch’é la madre immediata di dette tre lingue. Ma facciamo conto che dallo spagnuolo o dal francese nascesse una nuova lingua, [p. 201modifica]come certo nascerà col tempo, giacché esse medesime son già molto diverse da’ loro principii; certo che gli etimologisti si troverebbero imbrogliatissimi, ancorché seguitassero ancora a conoscer bene l’antico latino, come già si trovano molto confusi intorno a molte parole derivate pure immediatamente dal latino, ma tanto svisate di significato che piú non si raffigurano. Cosí le lingue si alterano e si mutano giornalmente, e le parole, quanto al significato,