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pensieri |
(1504-1505-1506) |
zione, sovversione, ed anche al totale cambiamento delle lingue, che ad essa in (1505) gran parte si possono riferire tutti i detti effetti, la difficoltà di ritrovar l'etimologie, le diversissime facce delle lingue madri rispetto alle lingue figlie, che spesso appena si ravvisano per parenti, e le graduate ma infinite diversificazioni di significato che subirono le parole passando di una in altra lingua, con che arrivarono a non esser piú intese in altra nazione che da principio parlava la stessa favella, a compor lingue differentissime, che non si tengono piú per parenti, benché composte in buona parte di parole che originariamente erano le stesse e derivate da una stessa fonte, che, a causa di queste infinite alterazioni piú non si trova. La sinonimia, dico, si dee riconoscere per causa immediata di gran parte di tutto ciò, riconoscendo per cause prime o mediate ec. altre cose piú materiali, come la diffusione ec. ec. Or come la sinonimia? Eccolo. Non solo i significati simili o poco differenti delle diverse parole, ma anche i piú distinti e lontani sono confusi dal tempo, dalla negligenza, dall’ignoranza di coloro a’quali trasmigra una nuova lingua ec., dallo stesso uso di parlare o scrivere elegante e metaforico ec.; cosí che delle parole disparatissime divengono sinonime. Per esempio, (1506) presso gli spagnuoli il verbo quaerere (querer) è passato a significar velle, volvere (bolver) redire, circa (cerca) prope; presso i medesimi e gl’italiani il verbo clamare (llamar, chiamare) al senso di vocare; presso i francesi donare (donner) al senso di dare. Questo per forza di sinonimia, che appoco appoco, rendendo proprio di quelle voci quel senso disparatissimo, ha spento quelle che l’aveano realmente in proprietà ec. ec. L’etimologia di queste voci e il modo in cui sono arrivate a questo significato ec. facilmente si trova, riguardo alla lingua latina ch’é la madre immediata di dette tre lingue. Ma facciamo conto che dallo spagnuolo o dal francese nascesse una nuova lin-