<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1479&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20140114153110</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1479&oldid=-20140114153110
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 1479 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 184modifica] Quindi nasceva una grandissima varietà nelle lingue, ben piú sostanziale di quella che deriva dall’uso dei sinonimi. Giacché se per mezzo di questo noi possiamo ad ora ad ora, capitandoci la stessa cosa da dire, variare il modo di esprimerla, agli antichi capitava assai di rado la stessa cosa, e quindi la necessità della stessa parola, perché ogni menoma differenza che la cosa da esprimersi avesse con la cosa già detta bastava per mutarne il segno, e la lingua somministrava puntualmente una diversa e propria espressione di quella benché leggerissima differenza. [p. 185modifica]Ma, siccome queste tali differenze, e quindi le differenze ne’ significati delle parole che le esprimevano, erano sottilissime, e spesso quasi metafisiche (che gli antichi, e massime i latini furono ammirabilmente esatti e minuti nell’assegnare e precisare i significati delle loro voci e modi, e vedi p. 1115-16. 1162. capoverso 3); cosí naturalissimamente il popolo, incapace di troppe sottigliezze e, quando anche le concepisse, incapace di por troppo squisita cura nella scelta delle parole, cominciò, arricchite, ingrandite,