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[p. 253 modifica] ogni cosa, si aguzzano gli occhi, si va col piede di piombo; ogni legge, ogni regola, ogni idea è ben definita e circoscritta; si prevedono tutti i casi; il gusto non è piú naturale, ma artefatto, o lo diviene, perché nessuno crede di potersi contentare del gusto naturale; l’arte e la critica vanno al sommo, la natura si perde (forse ella può piú nel secolo guasto che nel seguente), nascono opere perfette, ma non belle. (2 luglio 1820).


*   Tutto quello, si può dire, che i moderni viaggiatori osservano e raccontano di curioso e singolare nei costumi e nelle usanze delle nazioni incivilite, non è altro che un avanzo di antiche istituzioni, massimamente se quelle particolarità spettano alle classi cólte. Perché la natura, quando è piú libera, come anticamente, e ora in gran parte appresso il popolo, è sempre varia. Ma certamente nel moderno non troveranno niente di singolare né di curioso, e tutto quello che c’è da vedere negli altri paesi possono far conto di averlo veduto nel proprio senza viaggiare. Eccetto le piccole differenze provenienti [p. 254 modifica]dal clima e dal carattere di ciaschedun popolo, i quali però vanno sempre cedendo all’impulso moderno di uguagliare ogni cosa, e certamente da per tutto, massime nelle classi cólte, si ha cura di allontanare tutto quello che c’è di singolare e di proprio nei costumi della nazione, e di non distinguersi dagli altri, se non per una maggior somiglianza col resto degli uomini. E in genere si può dire che la tendenza dello spirito moderno è di ridurre tutto il mondo una nazione e tutte le nazioni una sola persona. Non c’è piú vestito proprio di nessun popolo, e le mode, invece d’esser nazionali, sono europee ec.: anche la lingua oramai divien tutt’una per la gran propagazione del francese, la quale io non riprendo in quanto all’utile, ma bene in quanto al bello.