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254 | pensieri | (147-148) |
dal clima e dal carattere di ciaschedun popolo, i quali però vanno sempre cedendo all’impulso moderno di uguagliare ogni cosa, e certamente da per tutto, massime nelle classi cólte, si ha cura di allontanare tutto quello che c’è di singolare e di proprio nei costumi della nazione, e di non distinguersi dagli altri, se non per una maggior somiglianza col resto degli uomini. E in genere si può dire che la tendenza dello spirito moderno è di ridurre tutto il mondo una nazione e tutte le nazioni una sola persona. Non c’è piú vestito proprio di nessun popolo, e le mode, invece d’esser nazionali, sono europee ec.: anche la lingua oramai divien tutt’una per la gran propagazione del francese, la quale io non riprendo in quanto all’utile, ma bene in quanto al bello. (148)
* Ora quell’ἕρος che Esiodo dice essere un dono degli Dei per promuovere il bene e l’accrescimento degli uomini, si può dire che sia tolta di mezzo fra le nazioni, e quasi anche fra gl’individui. Una volta le nazioni cercavano di superar le altre, ora cercano di somigliarle, e non sono mai cosí superbe come quando credono di esserci riuscite. Cosí gl’individui. A che scopo, a che grandezza, a che incremento può portare questa bella gara? Anche l’imitare è una tendenza naturale, ma ella giova, quando ci porta a cercar la somiglianza coi grandi e cogli ottimi. Ma chi cerca di somigliare a tutti? anzi perciò appunto sfugge di somigliare ai grandi e agli ottimi, perché questi si distinguono dagli altri? Quando saremo tutti uguali, lascio stare che bellezza, che varietà troveremo nel mondo, ma domando io che utile ce ne verrà? Massimamente alle nazioni (perché il male è naturalmente piú grande nei rapporti di nazione a nazione che d’individuo a individuo) che stimolo resterà alle grandi cose e che speranza di grandezza, quando il suo scopo non sia altro che l’ugua-