Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1402

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[p. 139 modifica] una gran facoltà e vivezza d’immaginazione, una gran facilità di assuefazione e pronto sviluppo delle facoltà dell’ingegno ec. (28 luglio 1821).


*    Alla pag. 1318. capoverso 1. Si può osservare che la lingua italiana ha coltivata l’antica filosofia, ed abbonda di scrittori (anche classici) che la trattino o exprofesso o incidentemente e per solo uso, piú di qualunque altra lingua moderna. Le cagioni son queste. La detta filosofia col progresso delle scienze si spense. Non vale dunque che altre lingue moderne possano avere avuti piú filosofi e piú scrittori ancora dell’italiana. Bisogna vedere in qual tempo. Ora tutte le lingue moderne sono state applicate alla letteratura ec. assai piú tardi dell’italiana. Quindi pochissimo hanno potuto dar opera all’antica filosofia. Laddove l’italiana dal trecento al 600, da Dante a Galileo, vale a dire dal risorgimento degli studi, alla rinnovazione della filosofia, coltivò sempre la filosofia antica, si arricchí delle sue voci ec. ec. Oltreché avendo posto gl’italiani in detto spazio di tempo assai piú amore ec. in ogni genere di studi che qualunque altra nazione, seguita che la filosofia