Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1382
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* Il soddisfare a un bisogno, il liberarsi da un incomodo è molto maggior piacere che il non provarlo. Anzi questo non è piacere, quello sí, e lo è bene spesso semplicemente in quanto alla sola soddisfazione del bisogno ec., quantunque nell’azione che vi soddisfa la natura non abbia posto alcun piacere particolare distinto e indipendente, come l’ha posto, per esempio, nel cibarsi. E va per lo piú in ragione della maggiore o minore intensità del bisogno ec. (24 luglio 1821).
* Alla mia teoria del piacere aggiungi che, quanto piú gli organi del vivente sono suscettibili, sensibili, mobili, vivi, insomma quanto è maggiore la vita naturale del vivente, tanto piú sensibile e vivo è l’amor proprio (ch’é quasi tutt’uno colla vita), e quindi il desiderio della felicità ch’é impossibile, e quindi l’infelicità. Cosí accade dunque agli uomini rispetto alle bestie, cosí a queste pure gradatamente, cosí agl’individui umani ec. piú sensibili, immaginosi ec. rispetto agli altri individui della stessa specie. E l’uomo anche in natura è quindi ben conseguentemente il piú infelice degli animali, come vediamo, perciò stesso che ha piú vita, piú forza e sentimento vitale che gli altri viventi (25 luglio 1821).