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126 | pensieri | (1381-1382) |
in proporzione della maggiore o minore abitudine di riserva o di licenza, sí negli uomini sí nelle donne. E gli amori sentimentali, di cui gli sfrenati non sono capaci, derivano sempre piú assai dalle forme del viso che della persona ec. ec. È osservabile finalmente che il giudizio delle donne circa la bellezza o bruttezza sí del viso come della persona, nel loro sesso, tarda sempre piú a formarsi che quello degli uomini e non arriva mai a quel punto, e cosí degli uomini viceversa. Nel che è pur nuovamente osservabile che quel giudizio sul bello o brutto umano che possono acquistare i fanciulli prima della sensualità qualunque, è presso a poco egualmente e indifferentemente formato circa il loro sesso che circa l’altro. Dico presso a poco, perché un’alquanto maggiore inclinazione al sesso differente si fa sentire all’uomo sino da’ primissimi anni, e questa produce sempre in lui un’alquanto maggiore osservazione circa quel sesso ec. ec. (23 luglio 1821). (1382)
* Il soddisfare a un bisogno, il liberarsi da un incomodo è molto maggior piacere che il non provarlo. Anzi questo non è piacere, quello sí, e lo è bene spesso semplicemente in quanto alla sola soddisfazione del bisogno ec., quantunque nell’azione che vi soddisfa la natura non abbia posto alcun piacere particolare distinto e indipendente, come l’ha posto, per esempio, nel cibarsi. E va per lo piú in ragione della maggiore o minore intensità del bisogno ec. (24 luglio 1821).
* Alla mia teoria del piacere aggiungi che, quanto piú gli organi del vivente sono suscettibili, sensibili, mobili, vivi, insomma quanto è maggiore la vita naturale del vivente, tanto piú sensibile e vivo è l’amor proprio (ch’é quasi tutt’uno colla vita), e quindi il