Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1373

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[p. 120 modifica] questo è fuor del caso e indifferente alla chiarezza della scrittura o dell’espressione propriamente considerata e in se stessa.

Ora io dico, che tolta la detta malafede e tolta l’ignoranza e incapacità di esprimersi, la quale influisce tanto sulle idee chiare di chi scrive o parla, quanto sulle oscure; il veder chiaro, se non altro assai spesso, pregiudica alla chiarezza dell’espressione [p. 121 modifica]in luogo di giovarle. Chi non vede chiarissimo, per esempio, un filosofo il quale non sia ancora pienamente assuefatto alla sottigliezza delle idee, purché non abbia la detta mala fede e possieda l’arte dell’espressione, si studia in tutti i modi di rischiarar la materia, non solo al lettore, ma anche a se stesso, e se non ha parlato chiarissimamente, se non ha per ogni parte espresso lo stato delle sue concezioni, non è contento, perch’egli stesso non s’intende e quindi sente bene che non sarà inteso, il che nessuno scrittore precisamente vuole, se non in caso di mala fede o in qualche straordinaria circostanza.