Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1268

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[p. 46 modifica] stabilità, ogni legge, ogni forma, ogni certezza, ogni esattezza alle parole, ai modi, alle significazioni; e lasciava la favella fluttuante sulle bocche del popolo e ad arbitrio del popolo senza né freno né guida né norma. Dal che quante variazioni derivino, lo può vedere chiunque osservi i dialetti ne’ quali sempre o quasi sempre si divide una stessa lingua parlata, quantunque già formata e applicata alla scrittura; e insomma le infinite diversità che a seconda de’ tempi e de’ luoghi patisce quella lingua che il popolo parla, ancorché ella stessa sia pure scritta ec. Che se da questo che noi vediamo rimonteremo a quello che doveva essere in quei tempi, dove l’ignoranza dell’uomo [p. 47 modifica]dell'uomo era somma, somma l’incertezza e l’ondeggiamento di tutta la vita ec. ec., potremo facilmente vedere, che cosa dovessero divenire e quante forme prendere o la lingua primitiva o le sottoprimitive, mancanti dell’appoggio e dell’asilo non pur della letteratura, ma della stessa scrittura alfabetica.

2sup>o, Che dovrò dire dell’invenzione della scrittura? Pensate voi stesso, nella prima imperfezione di quest’arte prodigiosa e difficilissima; nella differenza degli alfabeti o nella inadatta abilità dell’alfabeto scritto di un popolo all’alfabeto parlato di un altro;