Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
(1268-1269-1270) | pensieri | 47 |
l’uomo era somma, somma l’incertezza e l’ondeggiamento di tutta la vita ec. ec., potremo facilmente vedere, che cosa dovessero divenire e quante forme prendere o la lingua primitiva o le sottoprimitive, mancanti dell’appoggio e dell’asilo non pur della letteratura, ma della stessa scrittura alfabetica.
2sup>o, Che dovrò dire dell’invenzione della scrittura? Pensate voi stesso, nella prima imperfezione di quest’arte prodigiosa e difficilissima; nella differenza degli alfabeti o nella inadatta abilità dell’alfabeto scritto di un popolo all’alfabeto parlato di un altro; (1269) nella imperizia de’ lettori e degli scrittori e de’ primi copisti ec. ec.; pensate voi quali incalcolabili e inclassificabili alterazioni dovessero ricevere le prime lingue, sí come scritte, sí come parlate, cominciando a influir la scrittura sulla favella.
Notate cosa notabilissima. Tutte le lingue antiche non ci possono essere pervenute se non per mezzo della scrittura, giacché, quando anche non sieno interamente morte, il corso de’ secoli porta sí enormi variazioni alle lingue, che dal modo in cui ora si parli una lingua antichissima chi può sicuramente argomentare delle sue antiche proprietà, ancor dopo formata? Ora, egli è certo che le lingue scritte differirono sommamente dalle parlate, stante la difficoltà che nel principio si dové provare per rappresentare esattamente ciascun suono ec. Difficoltà che produsse infallibilmente eccessive differenze fra le antiche parole scritte e le pronunziate. Differenze che a poco a poco si stabilirono; e malgrado le cure che si posero per una parte ad uniformare piú esattamente i segni scritti ai suoni, inventando nuovi segni ec. ec.; malgrado l’influenza che acquistarono le scritture sulle modificazioni del parlare ec., certo è che tali differenze dove piú dove meno dovettero perpetuarsi e sempre conservarsi. (1270)
Quindi, considerate i pericoli che si corrono nel-