<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1193&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20130712190839</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1193&oldid=-20130712190839
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 1193 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 474modifica] e delle cosí dette simpatie ed antipatie, che sono uno de’ loro effetti, accade che per lungo tempo, e forse sempre, ci troviamo inclinati a giudicare favorevolmente di persone bruttissime, ma somiglianti a quelle che da [p. 475modifica]piccoli ci parvero belle e massime di queste medesime, le quali, ancorché brutte, non ci parranno mai piú brutte veramente; ma solo il nuovo abito di vedere, e quindi il nuovo modo che abbiamo contratto di giudicare della bellezza, ce le faranno giudicare, ma non parer brutte. E ci bisognerà sempre una riflessione ed un confronto espresso colle nostre nuove idee del bello per giudicare brutte quelle persone che a prima vista e senza considerazione non ci parranno mai tali. Massime se il nostro ingegno è torpido e difficile a contrarre nuove abitudini, perché, nel caso contrario, piú facilmente ci riesce di formare intorno all’estrinseco di quelle persone un giudizio conforme alle nuove idee del bello che abbiamo acquistato colla maggiore esperienza de’ sensi. Prove piú certe che l’idea del bello non sia né assoluta, né innata, né naturale, né immutabile, né dipendente da un tipo col quale avremmo potuto paragonare quelle fisonomie, non credo che si possano desiderare.