Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1152

Pagina 1152

../1151 ../1153 IncludiIntestazione 6 febbraio 2013 100% Saggi

1151 1153

[p. 444 modifica] potrà di leggeri avvertire che, dovunque s’incontrano due o piú vocali alla fila, o nel principio o nel mezzo o nel fine delle parole, quelle vocali per lo piú e quasi regolarmente stanno per una sillaba sola come formassero un dittongo, quantunque non lo formino, secondo le leggi ordinarie della prosodia. Fuorché se dette vocali si trovano appié de’ versi, dove bene spesso, come ne’ versi italiani, stanno per due sillabe, ma spesso ancora per una sola, come in questo verso di Fedro:

Repente vocem sancta misit Religio.

[p. 445 modifica]

(lib. IV, fab. 11, al. 10, vers. 4). Questo è un giambo trimetro acataletto, cioè di sei piedi puri, e la penultima breve non è la sillaba gi di Religio, ma la sillaba li. Similmente in quel verso di Catullo, sebbene in questo e nelle leggi metriche piú diligente assai degli altri (Carm. 18, al. 17, vers. 1);

O Colonia quae cupis ponte ludere ligneo,

la penultima, dovendo esser lunga, non è la sillaba gne di ligneo, ma la sillaba li, s’é vera questa lezione di ligneo per longo, come altri leggono. Oltre che questo verso trocaico stesicoreo, dovendo essere di quindici sillabe, sarebbe di sedici, se ligneo fosse trisillabo (La parola ligneo è qui un trocheo, piede di una lunga e una breve, detto anche coreo). E quello che dico de’ latini, dico anche dei greci. Nel primo verso della Ricchezza di Aristofane,

Ὠς ἀργαλέον πρᾶγμ’ ἐστὶν ὦ Ζεῦ καὶ Θεοὶ,