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444 pensieri (1151-1152)

dal continuativo. E quanto a pulsare, s’egli sia propriamente continuativo o frequentativo, come lo chiamano, vedilo in questo luogo di Cicerone (De Natura Deorum, I, c. 41): cum sine nulla intermissione pulsetur. Cosí da responsus o responsum di respondere viene responsare continuativo.

Num ancillae aut servi tibi
Responsant? eloquere: impune non erit.

(Plauto, Menaechm., IV, 2. vers. 56, seq.). Cioè ti sogliono rispondere arrogantemente, non già ti rispondono semplicemente, ovvero ti rispondono spesso. E nel significato metaforico di resistere il verbo responsare è parimente continuativo, e cosí quando significa eccheggiare, che è cosa piú continuata del rispondere e per nulla frequente, come ognun vede (9 giugno 1821). Cosí da cessus di cedere viene cessare, il quale chiamano frequentativo, sebbene io non sappia veder cosa piú continuata di quella ch’esprime questo verbo. Vedi p. 2076.


*    Alla p. 1124, margine. E chiunque porrà mente ai versi de’ comici, e altresí di Fedro e degli altri giambici latini, o se n’abbiano opere intere (come Catullo, le tragedie di Seneca) o frammenti, ci troverà molte altre licenze proprie di quelle sorte di versi e note agli eruditi; ma anche  (1152) potrà di leggeri avvertire che, dovunque s’incontrano due o piú vocali alla fila, o nel principio o nel mezzo o nel fine delle parole, quelle vocali per lo piú e quasi regolarmente stanno per una sillaba sola come formassero un dittongo, quantunque non lo formino, secondo le leggi ordinarie della prosodia. Fuorché se dette vocali si trovano appié de’ versi, dove bene spesso, come ne’ versi italiani, stanno per due sillabe, ma spesso ancora per una sola, come in questo verso di Fedro:

Repente vocem sancta misit Religio.