Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1070

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[p. 381 modifica] e servilità delle posteriori e si possono paragonare (massime in fatto di lingua) a [p. 382 modifica]quelle che in fatto di rettorica o di poetica ec. ebbero anche i greci ne’ migliori tempi. Che se i latini n’ebbero di molte e precise, perché le riceverono dai greci già fatti grammatici e rettorici, questa è pure una delle ragioni della poca libertà della loro lingua formata ec. ec., e resta compresa nella soverchia civiltà di quel tempo, che ho già addotta da principio come cagione di detta poca libertà (20 maggio 1821). Vedi p. 743-746. principio.


*    Quello che ho detto intorno alla novità delle parole cavate dalla propria lingua si deve anche applicare alla novità de’ sensi e significati d’una parola già usitata, alla novità delle metafore ec. Vedi Scelta di opuscoli interessanti, Milano, vol. IV, p. 54,58-61. I quali nuovi e diversi significati d’una stessa parola non denno però esser tanti che dimostrino povertà e producano confusione ed ambiguità, come nell’ebraico (20 maggio 1821).


*    Alla p. 807, margine. Dice Varrone che gli uomini (in sermones non solum latinos, sed omnium hominum necessaria de causa) «imposita nomina esse voluerunt quam paucissima, quo citius ediscere possent», intendendo per nomi imposti le parole radicali (Varro, De lingua latina, lib. VII, pag. 2 del I libro De analogia, nella ediz. che ho del quattrocento)