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(1068-1069-1070) pensieri 381

differenza di autorità o di fama rispetto alla letteratura greca in genere ed alla lingua. Questo fece che nessun secolo della Grecia, finch’ella fu qualche cosa, dipendesse da un altro secolo passato in fatto di letteratura. Non vi fu secol d’oro, tutti i secoli letterati e non corrotti della Grecia competerono fra loro e nel fatto e nell’opinione. Quindi la perpetua conservazione, la radicazione profonda della libertà della loro letteratura e della loro lingua. Dico della libertà sí d’indole che di fatto. Non cosí è accaduto alla lingua italiana, sebben libera per indole della sua formazione. Ma ella ebbe i suoi secoli d’oro come la latina. Laddove la lingua e letteratura greca si andò  (1069) via via perfezionando e formando e crescendo insensibilmente e quasi con egual misura in ciascun tempo, cosí che nessun secolo poté vantarsi di averla formata, come succede all’italiano, al francese ec. e come successe al latino. In maniera che non si stimò mai che i suoi progressi dovessero esser finiti, perché non s’erano veduti tutti raccolti con soverchio splendore e superiorità in una sola epoca.

3°, È già noto che le regole nascono quando manca chi faccia. Ma in Grecia non mancò fino agli ultimi tempi della sua esistenza politica. E sebbene allora nacquero, o almeno si propagarono e crebbero, anche fra’ greci le regole e le arti grammatiche ec. ec., nondimeno il lungo uso e consolidamento della sua libertà rispetto alla lingua impedí che le regole le nuocessero, sebbene non cosí accadde alla letteratura. Laddove la letteratura latina quasi spirata con Virgilio e col di lei secolo d’oro, e parimente l’italiana, lasciarono largo e libero campo alle regole ed a tutti i beatissimi effetti loro. Giacché, sebbene il cinquecento non mancava di regole (ne mancò però del tutto il trecento), quelle non aveano che fare coll’esattezza e finezza ec.  (1070) e servilità delle posteriori e si possono paragonare (massime in fatto di lingua) a