<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1036&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20130712200149</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1036&oldid=-20130712200149
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 1036 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 356modifica] derivata dal latino scritto sí diverso dal parlato, ma dirittamente viene dall’antico volgare latino ed è, [p. 357modifica]nella sostanza e nel suo fondo principale, lo stesso che il detto volgare. E lo è per la circostanza della località (lasciando ora le prove di fatto e di erudizione) piú di quello che lo siano lo spagnuolo e il francese. Questo ragionamento però vale per qualunque lingua derivata sí dal latino, sí da qualunque altra lingua antica; e ciascuna lingua moderna derivata da qualunque lingua antica è derivata dal volgare di essa lingua e non dallo scritto. Che se la lingua tedesca, a detta del Tercier, è fra tutte ec., vedi p. 1012, principio, questo accade perché la lingua antica teutonica scritta, come lingua incólta o non bene determinata e formata alla scrittura, come lingua illetterata ancorché scritta, pochissimo o nulla differiva dalla parlata e volgare. Ma altrettanta e forse maggiore uniformità si vedrebbe fra l’italiano e l’antico volgare latino, se di questo si avesse maggior notizia. E dico maggiore uniformità non senza ragione di fatto, considerando la molta differenza che passa poi realmente fra l’odierno tedesco e il teutonico (Andrés, II, 249-254); e la somma rassomiglianza che io in molti luoghi ho cercato di provare fra l’italiano