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XVI.
Canzoniere del Bimbo
I
Albo signando lapillo.
Egli aperse quel dì le sue finestre,
Guardò nel cielo e ringraziò l’azzurro;
Sorrise ai fiori e ringraziò i profumi,
E disse all’aura: oh dolce il tuo sussurro!
5E alle rondini: addio!
E ai passeggier: vi benedica Iddio!
E, alla parola Iddio, lo assalse un’alta
Riverenza, e dall’anima stupita
Esclamò: — Nume, Iehova, Signore!
10Fortunati i viventi in questa vita:
Oh crea l’imperituro,
Regalalo al passato ed al futuro! ―
E poi disse a sè stesso: — Anima mia
Bevi l’ambrosia dai polmoni ansanti;
15Centuplica le tue fibre d’amore,
Ti stempra, anima mia, ti stempra in canti!
È nato il bambinello,
Candido, vispo, vigoroso e bello.
È nato il bambinello, il sospirato,
20Il Messia della placida casetta:
Egli è là; nella culla è già raccolto,
E gli han vestita già la camicietta;
La camicietta bianca,
Con due vaghi ricami a destra e a manca.
25Egli è là: sol suo pallido visino
Tutti i sogni del cielo ho già sognati;
Credo agli angeli adesso, agli angioletti
Di vaghe aureole bionde incoronati....
Volumi, io vi saluto,
30Imparai l’universo in un minuto.
L’universo imparai! Non domandate
Al levita e al filosofo gli arcani:
Un vagito di bimbo ecco la fede,
Ecco il segreto dei destini umani!
35O dubbii, o sogni, addio!
Io vedo, e sento, e benedico Iddio!
II
Ed ora pulisciti,
Mia povera creta!
Sian puri, sian limpidi
Gli amor del poeta;
5Sul dolce miracolo
La musa non dica
Che note di spica,
Che effluvii di fior.
Un serto facciamogli
10Del nostro pensiero,
Ma casto, ma placido,
Ma bello e leggero;
Ci basti il suo bacio
Per leggere i fati,
15Per viver beati
Ci basti il suo cor!
Ai fischi del pubblico,
Del volgo al sorriso
Ci asconda quel piccolo
20Suo vergine viso:
Se un ramo di lauro
Ci aspetta nel mondo,
Serbiamolo al biondo
Suo lucido crin!
25E tu che ti nomini
L’immenso avvenire,
Tu culla dei gaudii,
Dei pianti e dell’ire,
Lo guarda, e inargentati,
30Lo guarda, e t’indora;
Gli innonda d’aurora
L’astruso cammin.
Se il peso del genio,
Se il marchio del vate
35Son l’onta e la gloria
Che Iddio gli ha serbate,
Oh intatte ritornino
Le età che son morte;
Del dolce, del forte,
40Del santo cantar!
Ma meglio, assai meglio
Se invece lo aspetta,
La pace, il silenzio
D’ignota casetta!...
45Sia piena di rondini,
Dal mondo difesa,
Sia bianca e sospesa
Fra il ciel ed il mar!
III
Perchè sei pallido
O mio bambino?
Perchè il tuo lucido
Occhio azzurrino,
5Su cui di un dubbio
Non scese il velo,
Infaticabile
S’affisa in cielo?
Non invaghirtene
10Bambino mio
Di quella splendida
Tenda d’Iddio,
Non invaghirtene,
Non mi sfuggire....
15Ahimè, raggiungerla
Vuol dir morire!
Non guarda l’etere,
Vuoto miraggio
Ma parla, e cantami
20Nel tuo linguaggio;
Anch’io, mio bambolo,
Anch’io, vedrai
Or fra le nuvole
Non guardo mai.
25Volin le nuvole,
Brilli il sereno!
Dacchè, cullandoti
Su questo seno,
Vi scende il gaudio
30Dal paradiso,
Più non interrogo
Che il tuo bel viso!
Quel viso candido
Coi capei d’oro.
35Che non v’ha bibbia
Miglior di loro
Se l’ira assaltimi,
E ch’io vi metta
La man che aduncasi
40Per la vendetta.
Quel viso candido
Con quel nasino
Che sembra un petalo
Di gelsomino:
45Con quelle piccole
Guancie di rosa,
Parenti prossime
Della mimosa.
Oh quando, in braccio
50Della nutrice,
Il tuo ti coglie
Sonno felice,
E il capo dondoli
Come un vecchietto
55Che sogni il ciondolo
Del suo berretto:
Quando, le deboli
Braccia incrociate
E le finissime
60Mani allargate,
Al par di un monaco
Fuor dal cappuccio,
Mi osservi attonito
Dal tuo lettuccio,
65Senti: io risuscito
Le ricordanze,
E per le cerule
Mie lontananze,
Ricerco l’esule
70Che fu me stesso,
Il bimbo, il giovane
Che un padre è adesso.
Lo trovo: memore
Della campagna,
75Bever le tenebre
Della lavagna;
In chiesa, a vespero
Colla sorella,
Girare i briccioli
80Della scarsella,
Come un rosario;
Lo trovo in villa,
Dal ciel, dal gemito
Di qualche squilla,
85Della famiglia
Nei plausi immerso,
Pescar l’orribile
Suo primo verso!....
E giuro agli uomini,
90E giuro a Dio
Che i mille triboli
Del viaggio mio
Io li ringrazio,
Li benedico,
95Come le prediche
Di un vecchio amico!
O bimbo, o vergine
Mia creatura,
Cresci discepolo
100Della natura;
Cresci alle semplici
Gioie ignorate,
Alle dovizie
Nel cuor celate;
105Andrem per garruli
Boschetti a scuola,
E udrai ripetere
La mia parola
Corolle e foglie,
110Petali e steli,
E piani e vertici,
E rivi e cieli.
Là, coll’orgoglio
Di due poeti,
115Diremo ai Mèntori,
Diremo ai preti:
Andate al diavolo,
Non vi cerchiamo;
Siam soli e liberi,
120Crediamo e amiamo!
IV
TERZA RIMA
Quando il sol cadde e tacquero le squille,
La quïete e l’amor cantano un coro
Alla tribù dell’anime tranquille.
L’uomo è stanco di passi e di lavoro,
5La donna ha l’occhio languido e profondo,
Il focolare è una chiesetta d’oro.
Mentre il suo raggio acuto e rubicondo
Cresce e svanisce, lottando col cero
E colla luna che accarezza il mondo;
10Mentre il musino del gattuccio nero,
Immobile ed intento al limitare
Sogna il suo lungo sogno di mistero;
Come un mesto palombaro nel mare,
Io discendo nel cor che Iddio m’ha dato,
15E mi guida le perle a rintracciare
Il respiro del bimbo addormentato.
V
MEMENTO
Oh se l’ava non fosse sepellita,
L’ava, l’antico amor della mia vita,
S’ella vivesse ancor....
Pensate il gaudio di appenderle al seno
5Della mia vita il giovinetto amor;
Pensate il gaudio, pensate l’incanto!...
La sua canizie a questi ricci accanto,
Questi tuoi ricci d’or,
O bambinello mio vispo e sereno,
10Se la bisnonna tua vivesse ancor!
Sta cheto e attento, o pallido bambino,
E mi contempli fiso il tuo visino,
Ti voglio innamorar:
La sua tomba alla tua culla sospira,
15Povera tomba, andiamola a trovar.
Vi riposa la buona vecchierella
Che mi seguiva, silenziosa e bella,
Nei sogni a veleggiar,
Coi freschi venti che l’infanzia spira,
20Spiaggie d’oro e di perle a imaginar.
E in lontananza sul vago oceano
Del mio vïaggio tortuoso e strano,
Più che le perle e l’or,
Forse già quella santa indovinava,
25O bambinello, il tuo futuro albor!
E non nato ti amò, povera donna,
E pensò di attaccarti alla sua gonna,
Come si attacca un fior,
E della sua celeste anima d’ava
30Farne rugiada benedetta ancor!
Ella è discesa nella fredda terra,
E dal buio fatal che la rinserra
Non sorgerà mai più:
Prole di ignoti profanò la casa
35Che fu sua casa, e nostro tempio fu.
Ma non tutto esulò nel cataletto
L’idolo mio; non vi inchiodâr l’affetto
Dei bimbi, e la virtù!
È la ricchezza, dalla creta evasa,
40Che renderemo all’anima lassù!
La ereditai per te, mio bambinello,
Per farti buono, fortunato, e bello
Di angelica beltà:
Quella che vive dove l’uom non rode,
45E l’ugna d’Eva a graffiar non va.
Senti: io morrò di versi e di etisìa,
E quel giorno tu pur saprai che sia
Un’amor che se’n va:
Bardo futuro, a lei mi sposi un’ode,
50E nell’azzurro Iddio mi accoglierà.