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292 | pensieri | (3282-3283) |
oggetti delle lor cure spontanee, de’ loro omaggi, suppliche ec. ec., possano ben render vana questa disposizione), e naturalmente si troverà un maggior numero di donne egoiste che non d’uomini. Cosí le nazioni e i secoli piú infelici, tiranneggiati ec. si vede costantemente che furono e sono i piú egoisti ec. ec. (26-27 agosto 1823). Vedi p. 3291, 3361.
* Alla p. 3275, margine. Anzi quanto piú questi tali son franchi, coraggiosi, non timidi dell’altrui aspetto né dell’altrui conversazione, schietti, aperti, liberi nel parlare, nei modi, nell’operare, intolleranti di dissimulare e di mentire (anche, tal volta, eccessivamente); e quanto piú sono vendicativi delle ingiurie, fieri con chi gli offende o insulta o disprezza o danneggia, quanto meno molli e facili ai nemici, agl’invidiosi, ai detrattori, ai maldicenti, agli oltraggiatori, agli offenditori qualunque; ed eziandio quanto piú pendono a una certa soverchieria di parole o di fatti verso chi non è né compassionevole né bisognoso, amico o indifferente o nemico che sia; proclivi o facili all’ira, anche durevole; tanto piú sono misericordiosi e benefici verso gli amici o gl’indifferenti (dandosene loro l’occorrenza e la facoltà ec., e in questi il bisogno o l’utilità ec.), o verso i nemici stessi e gli offenditori, vinti che sieno, o già puniti, o chiedenti scusa o perdono, o riparata che hanno l’offesa, o anche senz’altro caduti in grave disgrazia o bisogno, ed avviliti ec. (tale fu Giulio Cesare, come si vede in Svetonio). E il contrario accade negli uomini di contraria qualità: (3283) il contrario, dico, sí quanto al compatire o beneficare chi che sia, sí quanto al rimettere o dimenticare le ingiurie. E di contraria qualità sono gli uomini timidi, di maniere legate, deboli di corpo e d’animo ec., quali ho descritti a pagg.3279-80 (27 agosto 1823).