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anch’essi divenuti sì grandi, per essersi modellati su i grandi Oratori e Poeti dell’antica Roma. E chi avea un continuo commercio con quei tre luminari di nostra lingua non potea certamente nè lodare nè adottare le stravaganze del Marino e de’ seguaci di lui. E Lorenzo Panciatici Accademico della Crusca scelto revisore delle prime poesie del Menzini che si stamparono in Firenze nel 1674 le loda ancora per questo singolarissimo pregio, perchè non erano punto viziate dall’affettazione moderna di quel secolo depravato. Forse noi siam debitori a Dante, al Petrarca, al Boccaccio, e all’Accademia della Crusca di avere nel Galileo, nel Redi, nel Priore Orazio Ricasoli Rucellai, e in altri uomini insigni di quella età non solo profondissimi Filosofi, ma ancora elegantissimi Scrittori. A ragion dunque io dissi che il veder coltivato lo studio dei più perfetti Autori Classici dell’antichità è contento. Tra questi Catullo è certamente uno dei primi. Egli al parere di Gellio è il più elegante di tutti i poeti; e il suo cognome di dotto è il frutto dell’ammirazione ch’ebbe per lui tutta l’antichità. Il suo stile pieno di grazie e d’ingenuità può servire di potentissimo antidoto in quei tempi, in cui la moda inclinerebbe all’arguzie, o all’ampollose maniere. Perciò siccome noi avemmo la sorte di leggere nell’antecedente Volume di questa Collezione un’Elegia latina del celebratissimo Sig. Abate Luigi Lanzi lavorata sullo stil di Catullo, così abbiamo il piacere di annunziare in questo Volume il pregiabil lavoro fatto dal Ch. Sig. Cav. Tommaso Puccini sul Poemetto di Catullo che s’intitola La Chioma di Berenice. Molte delle poesie di Catullo sono