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nota 579

medesima e l’occhio a quella si trovi assai lontano, ben che elli per particolar virtú di lei abbia la vista, e convengagli per molti mezzi le sue percezioni all’intelletto animale rendere?».

Pag. 400: Tu spezzi...i freni della temperanza, in cui hanno fortezza le sue forze», semplificato in «Tu spezzi... i freni di temperanza, e levi a fortezza le sue potenze».

E cambia il senso per la lezione che danno i manoscritti a pag. 401: «Biancofiore piú ch’altra misera si poria reputare, se di ciò le disavvenisse che Filocolo si scoprisse», laddove l’ultimo verbo va letto: «Biancofiore ecc. ecc., se di ciò le disavvenisse che Filocolo ha impreso».

Pag. 416: «... cercava... la bellezza di Biancofiore vedere, credendo in quella veramente ogni potenza di gioia prendere e far dimora», che i manoscritti rettificano giustamente: «... cercava... la bellezza di Biancofiore vedere, credendo in quella veramente ogni potenza di gioia rendere, fare dimora».

Pag. 428: «... chi piú con ogni ingegno di nuocere si provava», corretto in: «Che piú? Ogni ingegno di nuocere si prova».

Pag. 451: «... dubitando del luogo dove la sua Biancofiore dimorasse», in cui va letto ritrovasse, con un diverso accordo e con un accento sentimentale diverso, meglio consentaneo al contesto.

Per i nomi che compaiono a p. 473 ho avuto modo di riscontrare le forme anagrammiche giá indicate dal Crescini, ma che lo stesso Ferri non aveva creduto opportuno di accogliere: invece di Aleera occorre leggere Alleiram (anagramma di Mariella), Aerama è Airam (cioè Maria), Aselga è Asenga (Agnesa), Anaoa è Annavoi (Iovanna).

Pag. 491: «... a’ signori dovria essere caro lo spesso fallire de’ soggetti per poter perdonare», che va corretto così: «a’ signori dovria essere spesso caro il fallare ecc. ecc.».

Pag. 512: «Male può servare persona la cosa che mai non li fu nota», in cui la lezione trovare al posto di ‛servare’ rende piú esattamente il pensiero di Filocolo.