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400 il filocolo

cure ne’ mondani petti rompi le caste leggi. Tu con grosso velo copri il viso alla ragione. Tu rivolgi la ruota contro il taglio della giusta spada. Tu spezzi con disusata forza i freni di temperanza, e levi a fortezza le sue potenze. Tu, o insaziabile appetito, rechi necessitá ne’ luoghi d’abbondanza pieni. Tu, iniqua, non sai che fede si sia. Tu puoi i pietosi cuori rivolgere in crudeli. Che piú dirò di te, se non che la fama per la infamia fai lasciare, e gli eterni regni pe’ terreni abbandonare? Chi avria mai potuto, o guastatrice d’ogni virtú, credere che pascendoti ampiamente nel petto di Sadoc, la sua fieritá in vilissima lenonia si mutasse per te? Forti cose paiono a pensare le tue operazioni!

Viene il nominato giorno, Filocolo sollecito torna a Sadoc. Niuno suo amico sa la sua andata: e dovendo la vegnente mattina Filocolo nascondersi ne’ fiori, quella notte si dorme con Sadoc, della quale la maggior parte consuma in divoti prieghi. Niuno iddio rimane in cielo, a cui le sue voci non si muovano. A tutti promette graziosi incensi se a quel punto l’aiutano, e Marte e Venere piú che tutti gli altri sono pregati: e ultimamente gl’iddii degli ombrosi regni di Dite da lui sono tentati divotamente d’umiliare, acciò che a’ suoi disii non si oppongano. Ma poi ch’ella, al suo parere lunghissima, trapassa e appressasi il giorno, essi due soli si levano, e trovata la cesta, Filocolo vi si mette dentro, raccolto in quella guisa che egli meglio poté, e quivi entro Sadoc maestrevolmente il copre di fiori e di rose, ammaestrandolo che cheto si tenga. E posti de’ fiori sopra lui grandissima quantitá, cosí acconcio con l’altre ceste davanti al signore giá venuto nel prato, dove similmente quasi tutto il popolo della cittá era raccolto per tale festa vedere, la presenta, alla guardia di quella continuo dimorando.

O amore, nemico de’ paurosi, quanta è maravigliosa la tua potenza, e quanto furono le tue fiamme ferventi nel petto di Filocolo. Quale strabocchevole via fu mai usata per te quale fu quella nella quale Filocolo ebbe ardire d’entrare? A Leandro non era il mare contrario, e a Paris era di lungi