Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/430

424 nota


megliore C (c)   migliore C (a b d e f g h i l m).

Assai frequentemente megliore di B diventa o ritorna nell’ultima ediz. migliore (cfr. XXV 82, 7, III 17, 2, 37, 6, VI 15, 7, III 3, 5 ecc.), mentre è rarissima la correzione opposta:

miglior AB            meglior C XLII 11, 6, XLIV 26, 4;

e se un meglior compare in un verso che è solo in C (XXXVII 16, 6), si tratta d’un momentaneo ritorno a vecchie abitudini ormai abbandonate. Superfluo osservare che la misera testimonianza di C (c) non ha alcun peso di fronte alle altre.


XXXVI 45, 7-8:

               Io vuo’ morir, ma sforzarommi (sforzerommi B) ancora
               far morir meco chi è cagion ch’io mora AB

far morir C (f)            che muora C (a b c d e g hi l m).

Non v’ha alcun dubbio sulla bontá di quest’ultima lezione, che rimedia elegantemente ad un verso buttato giú, di cattivo suono e inespressivo.

81, 5-6:

               e se giá fatto non l’avea, non desse
               la colpa altrui... C (f)

               e se giá fatto non l’avea, non desse
               la colpa a lui... C (a b c d e g h i l m).

Contro la povera lezione altrui, forse derivata da erronea lettura (l’Ariosto scrisse volentieri allui, allei), questa, che esprime una voce di difesa, chiara ed efficace, è senz’altro da considerare come definitiva.


XXXVII 10, 6:

risparmi C (f)            rispiarmi C (a b c d e g h i l m).

A giudicare dai testi che ci serbano l’una e l’altra lez., possiamo andar sicuri che quest’ultima è la migliore.