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nota 399

verranno trasportate in altro luogo, e con ottimo gusto, ove sará bello contrapporre la nobiltá della guerriera allo sdegno pertinace di Rodomonte (XXX 6-9).

Il c. XXXIV consta in A di ottantotto stanze, e chiudesi coi reciproci giuramenti di Ruggiero e Rinaldo prima del duello e le relative cerimonie. L’esordio del canto che segue (Un non so che...) è un faticoso e lento ragionamento di nove lunghe ottave sul rispetto alle convenienze male intese (con attacchi a Giovanni de’ Medici nel tempo ch’era stato Legato pontificio a Bologna (1511 a’12), ed a Francesco Maria della Rovere dal ’10 al ’13 capitano delle milizie della Chiesa contro gli Estensi), per giustificare il contegno di Ruggiero, che pur amando Rinaldo ed onorandolo, non esita a battersi contro di lui. In una decima stanza ritroviamo finalmente i due avversari nell’atto in cui il Poeta li aveva lasciati, cioè fronte a fronte; seguono altre due, che descrivono il diverso contegno dei guerrieri, l’uno dei quali è solo intento a parare, l’altro combatte per uccidere.

Nella seconda ediz. l’Ariosto non volle chiudere il c. XXXIV col semplice annunzio del duello, ma gli parve piú conveniente all’arte lasciare il lettore nel vivo di quelle ansie che tengono diviso il cuore di Ruggiero. E pertanto, con miglior taglio, sospende il racconto nel punto che, finite le cerimonie, i duellanti si scambiano i primi colpi, ed agli assalti impetuosi di Rinaldo. Ruggiero debolmente risponde, e solo parando, agitato da diverse passioni (XXXIV 88; XXXV 11-12 A: XXXIV 88-90 B). La nuova fisionomia assunta dal finale del c. XXXIV invita il Poeta a sopprimere il lungo e un po’ freddo esordio del canto seguente (né forse alla soppressione sono estranee considerazioni politiche), in luogo del quale basterá l’appassionata ottava (Duro e fiero travaglio...).

Oltre a quelle di cui abbiamo or ora discorso, una sola ottava di A fu sacrificata, per le ragioni politiche giá accennate: quella che descrive Ferrara, per virtú delle armi d’Ippolito contro la proterva barbarie (gli Spagnuoli in lega con Giulio II), sola libera in mezzo alla generale servitú (XL 71 A).

Rare in B le inserzioni di nuove stanze. Ricordo, a tacer di altre meno importanti (XXIX 41), quella che forse in A mancava solo per svista d’impressore (XVII 62), quelle che lumeggiano la nobiltá di Ruggiero e il suo spirito cavalleresco (XXIII 5-6, 81-2), e segnatamente le famose in onore dei Fregoso (XXXVIII 20-2).