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canto trentesimo 399


4
     Non men son fuor di me, che fosse Orlando;
e non son men di lui di scusa degno,
ch’or per li monti, or per le piagge errando,
scórse in gran parte di Marsilio il regno,
molti dí la cavalla strascinando
morta, come era, senza alcun ritegno;
ma giunto ove un gran fiume entra nel mare,
gli fu forza il cadavero lasciare.

5
     E perché sa nuotar come una lontra,
entra nel fiume, e surge all’altra riva.
Ecco un pastor sopra un cavallo incontra,
che per abeverarlo al fiume arriva.
Colui, ben che gli vada Orlando incontra,
perché egli è solo e nudo, non lo schiva.
— Vorrei del tuo ronzin (gli disse il matto)
con la giumenta mia far un baratto.

6
     Io te la mostrerò di qui, se vuoi;
che morta lá su l’altra ripa giace:
la potrai far tu medicar dipoi;
altro diffetto in lei non mi dispiace.
Con qualche aggiunta il ronzin dar mi puoi:
smontane in cortesia, perché mi piace. —
Il pastor ride, e senz’altra risposta
va verso il guado, e dal pazzo si scosta.

6
     — Io voglio il tuo cavallo: olá non odi? —
suggiunse Orlando, e con furor si mosse.
Avea un baston con nodi spessi e sodi
quel pastor seco, e il paladin percosse.
La rabbia e l’ira passò tutti i modi
del conte; e parve fier piú che mai fosse.
Sul capo del pastore un pugno serra,
che spezza l’osso, e morto il caccia in terra.