Opere scelte di Alfonso Varano/Discorso dell'Autore

Discorso dell'Autore

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Notizie intorno alla vita di Alfonso Varano Opere scelte di Alfonso Varano

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DISCORSO

DELL’AUTORE.


I Filosofi del nostro secolo, che dannosi il vanto di Riformatori dell’uman pensare non solamente nelle cose alla Religione appartenenti, ma altresì in quelle che risguardano la Letteratura, decidono con franchezza sopra qualsivoglia soggetto, e vogliono, che le lor decisioni abbiansi in conto di Oracoli, a cui nulla non si possa replicare in contrario. Leggendo io il Tomo terzo di Monsieur Voltaire del suo libro intitolato Il Secolo di Luigi XIV, nel fare il catalogo degli Scrittori più celebri di quel secolo, venendo a parlare di Antonio Godeau, autore del Poema, che ha per titolo I Fasti della Chiesa, dice, che la Storia Ecclesiastica di questo Scrittore è stata stimata assai più che non il detto Poema; aggiungendo, che il Godeau si è ingannato a partito, persuadendosi di uguagliare co’ suoi Fasti quelli di Ovidio. Io che non ho letto il Godeau, nulla posso dire sopra quanto asserisce di lui il Voltaire. Ma non posso già passar sopra ad una massima, ch’egli stabilisce come certa in conseguenza della mentovata asserzione. Ecco il suo decisivo sentimento tradotto fedelmente dall’Originale Francese: “Egli è un grande errore (dice il Voltaire) il pensare, che gli argomenti Cristiani possano convenire alla Poesía così come quelli del Paganesimo, la Mitología de’ quali, quanto dilettevole, altrettanto falsa, animava tutta la Natura„. Sicchè, a detta di questo Filosofo moderno, tutto il pregio e la forza della Poesía consiste nel dilettare e ingannare, sostenendosi tutta di finzioni e di falsità messe in un leggiadro aspetto di ritmi armoniosi, e di belle frasi e parole, e quindi la Poesía è nemica dichiarata del vero; e buon Poeta no sarà mai, secondo Voltaire, chi si prefigga d’illustrare coi versi la Verità, e di far risonare le cetre poetiche dei venerandi Articoli, e Misterj della Cristiana Religione. [p. xiii modifica]Poco è costato al Voltaire l’avanzare questa falsa proposizione; ma non so già se così poco gli sarebbe costato il mettersi all’impresa di provarla per vera. Io non pretendo, che le mie Visioni, nelle quali sonomi scrupolosamente attenuto alle semplici verità dei dommi Cattolici, allontanandone ogni colore di Mitología, nè gli altri miei Componimenti sacri poetici sparsi in questa mia Opera, che ora espongo colle stampe al giudizio del Pubblico, sieno una prova irrefragabile contro a ciò, che asserisce il Signor Voltaire. Toccherà ai dotti imparziali Leggitori il deciderne. Ma dico bene, che l’Autor Francese s’inganna a partito. Imperciocchè, a discorrerla in prima colla ragione, come vorrà persuadermi, o provarmi il Voltaire, che l’invenzione, le figure e il linguaggio proprio della Poesía s’acconci bene soltanto ai favolosi soggetti della greca Teología? Non si potrà dunque parlare leggiadramente, o nobilmente in Poesía secondo la diversità de’ suoi stili, se non se ne vanno ad attingere le idee alle false, o impure sorgenti delle Gentilesche Deità? Non potrà dunque parlarsi con vero stile poetico di Dio, e de’ suoi attributi, e d’ogni altro soggetto sacro della nostra Religione? Pensa egli forse il Voltaire, che se i celebri antichi Poeti greci e latini avessero avuto la sorte di nascere, ed essere educati nella Cristiana Religione, non avessero potuto riuscire que’grandi Poeti, che sono stati, anche senza la Teologia de’ Pagani? lo non so se i Fasti della Chiesa del Godeau uguaglino i Fasti d’Ovidio, perchè non ho letto il Poema di quel Francese; ma perchè non avrebbero potuto eguagliarli, e anche superarli? Da quando in qua è obbligata la Poesía ad essere per sua natural proprietà menzognera? E non è ella cosa quanto ridicola, altrettanto empia il pensare, che il Creator Sovrano, istillatore e donator primo dell’estro poetico, obbligasse l’uomo a folleggiare in versi colle stravaganze della Mitología, e gli mettesse un ostacolo insuperabile a parlare pocticamente bene della Verità, e della verace divina Religione, per cui sola l’aveva creato? Se tutto il pregio della Mitología consiste, al dire di Voltaire, nell’animare tutta la Natura, dal che ne tragge poi la Poesía i vivaci colori, e il dilettevole che ha, questa animazione [p. xiv modifica]ha forse bisogno la Poesía di prenderla in prestito dalla sola Mitología? Non può forse di per se stessa dar senso e vita alle cose irragionevoli, e del tutto materiali? Non può (diciamlo con un termine improprio e straniero alla nostra lingua Italiana, ma significante) personificare le idee astratte o concrete degli Esseri di qualunque sorta? quando pure il Voltaire non intendesse per cotesto animar la Natura il saper trarne fuori da’ suoi individui altrettante Divinità; il che sarebbe una scempiaggine. Il che tutto vero essendo com’è verissimo, ripiglio, e dico, che anche negli argomenti Cristiani ha la Poesía di che spacciar largamente colle sue invenzioni, colle sue figure, col suo stile quanto aver lo possa nei soggetti della Mitología; e può col velame delli versi strani, come dice il nostro Dante, rappresentarci il vero, e il sacro nobilmente, e dilettevolmente idoleggiato co’ suoi colori.

E per venire ora ai fatti incontrastabili, non è egli un quadro perfetto di Poesía la descrizione, che ci fa Dante nel suo canto dell’Inferno del Conte Ugolino e de’ suoi Figli carcerati dall’Arcivescovo di Pisa? Non è animata la Natura a scorgervi per entro il dolore, e l’orrore nel loro più fiero aspetto, senza il soccorso della Mitología? Non sono bellissime, e impareggiabili tante Canzoni, e tanti Sonetti del Petrarca, nelle quali non entra per nulla la Mitología? E la sua nobilissima Canzone sopra la Beatissima Vergine non ci fa ella vedere con quanta dignità e leggiadría poetica si può trattare un argomento sacro? Fosse pur piaciuto al Cielo, che quell’insigne nostro Poeta, lasciando il vaneggiare con un intiero Canzoniere nei folli amori di M. Laura, avesse impiegato l’eccellente suo ingegno a trattare soggetti sacri, o naturali ancora dentro i confini dell’onesto e dell’indifferente, che avremmo in lui un perfetto modello di Poesía, da sapergliene grado la Cristiana Religione, e la studiosa Gioventù. E se vogliamo strettamente attenerci a quanto v’è di più sacro e sublime nella santa nostra Religione, non ha forse il celebre Agostiniano Cotta trattato il suo Dio con tutta l’energía poetica, e animati i divini Attributi, e i reverendi Misteri della Divinità con maravigliosa forza di sublime stile poetico? Ma troppo lunga mena sarebbe, [p. xv modifica]se io qui volessi gli Autor tutti citare, che hanno con molta lode trattato in versi le Cristiane Verità. E se il Milton nel suo Paradiso perduto avesse lasciato da parte i suoi Silfi (nuova aggiunta fatta alla favoleggiante Mitología), nulla perciò avrebbe scapitato di merito il suo bel Poema; che già altre idee graziose non sarebbongli mancate da sostituire a quella spezie di Deità.1.

Ora per raccogliere le molte in poche, parmi che dal sin qui detto ogni persona di buon senno inferir possa, che già non è un errore il pensare, che i soggetti Cristiani non convengano alla Poesía, come quelli del Paganismo; ma che piuttosto egli è un errore l’asserire il contrario; errore, il quale se nel Voltaire debba dirsi d’intelletto, o di volontà, lascerò, che altri il decida. Certo è, che questo Autore non si è mostrato troppo appassionato per la Religione Cristiana, come lo fanno pur troppo vedere le sue opere scandalose.

  1. Ignoro, che il Milton nomini i Silfi nel suo poema; e forse la voce Silfi sta qui per altri Spiriti ricordati in quel poema.