Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
XIV |
ha forse bisogno la Poesía di prenderla in prestito dalla sola Mitología? Non può forse di per se stessa dar senso e vita alle cose irragionevoli, e del tutto materiali? Non può (diciamlo con un termine improprio e straniero alla nostra lingua Italiana, ma significante) personificare le idee astratte o concrete degli Esseri di qualunque sorta? quando pure il Voltaire non intendesse per cotesto animar la Natura il saper trarne fuori da’ suoi individui altrettante Divinità; il che sarebbe una scempiaggine. Il che tutto vero essendo com’è verissimo, ripiglio, e dico, che anche negli argomenti Cristiani ha la Poesía di che spacciar largamente colle sue invenzioni, colle sue figure, col suo stile quanto aver lo possa nei soggetti della Mitología; e può col velame delli versi strani, come dice il nostro Dante, rappresentarci il vero, e il sacro nobilmente, e dilettevolmente idoleggiato co’ suoi colori.
E per venire ora ai fatti incontrastabili, non è egli un quadro perfetto di Poesía la descrizione, che ci fa Dante nel suo canto dell’Inferno del Conte Ugolino e de’ suoi Figli carcerati dall’Arcivescovo di Pisa? Non è animata la Natura a scorgervi per entro il dolore, e l’orrore nel loro più fiero aspetto, senza il soccorso della Mitología? Non sono bellissime, e impareggiabili tante Canzoni, e tanti Sonetti del Petrarca, nelle quali non entra per nulla la Mitología? E la sua nobilissima Canzone sopra la Beatissima Vergine non ci fa ella vedere con quanta dignità e leggiadría poetica si può trattare un argomento sacro? Fosse pur piaciuto al Cielo, che quell’insigne nostro Poeta, lasciando il vaneggiare con un intiero Canzoniere nei folli amori di M. Laura, avesse impiegato l’eccellente suo ingegno a trattare soggetti sacri, o naturali ancora dentro i confini dell’onesto e dell’indifferente, che avremmo in lui un perfetto modello di Poesía, da sapergliene grado la Cristiana Religione, e la studiosa Gioventù. E se vogliamo strettamente attenerci a quanto v’è di più sacro e sublime nella santa nostra Religione, non ha forse il celebre Agostiniano Cotta trattato il suo Dio con tutta l’energía poetica, e animati i divini Attributi, e i reverendi Misteri della Divinità con maravigliosa forza di sublime stile poetico? Ma troppo lunga mena sarebbe,