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XII


DISCORSO

DELL’AUTORE.


I Filosofi del nostro secolo, che dannosi il vanto di Riformatori dell’uman pensare non solamente nelle cose alla Religione appartenenti, ma altresì in quelle che risguardano la Letteratura, decidono con franchezza sopra qualsivoglia soggetto, e vogliono, che le lor decisioni abbiansi in conto di Oracoli, a cui nulla non si possa replicare in contrario. Leggendo io il Tomo terzo di Monsieur Voltaire del suo libro intitolato Il Secolo di Luigi XIV, nel fare il catalogo degli Scrittori più celebri di quel secolo, venendo a parlare di Antonio Godeau, autore del Poema, che ha per titolo I Fasti della Chiesa, dice, che la Storia Ecclesiastica di questo Scrittore è stata stimata assai più che non il detto Poema; aggiungendo, che il Godeau si è ingannato a partito, persuadendosi di uguagliare co’ suoi Fasti quelli di Ovidio. Io che non ho letto il Godeau, nulla posso dire sopra quanto asserisce di lui il Voltaire. Ma non posso già passar sopra ad una massima, ch’egli stabilisce come certa in conseguenza della mentovata asserzione. Ecco il suo decisivo sentimento tradotto fedelmente dall’Originale Francese: “Egli è un grande errore (dice il Voltaire) il pensare, che gli argomenti Cristiani possano convenire alla Poesía così come quelli del Paganesimo, la Mitología de’ quali, quanto dilettevole, altrettanto falsa, animava tutta la Natura„. Sicchè, a detta di questo Filosofo moderno, tutto il pregio e la forza della Poesía consiste nel dilettare e ingannare, sostenendosi tutta di finzioni e di falsità messe in un leggiadro aspetto di ritmi armoniosi, e di belle frasi e parole, e quindi la Poesía è nemica dichiarata del vero; e buon Poeta no sarà mai, secondo Voltaire, chi si prefigga d’illustrare coi versi la Verità, e di far risonare le cetre poetiche dei venerandi Articoli, e Misterj della Cristiana Religione.