Opere minori (Ariosto)/Lettere/Lettera XVI

Lettera XVI

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XVI.1

Allo stesso.

Magnifico mio onorando.

Pel messo di Vostra Signoría ho avuto una sua lettera, per la quale ho inteso la morte del suo magnifico padre: cosa che mi è dispiaciuta, perchè d’ogni piacere e dispiacere di V. S. ne son partecipe, come debbe esser un amico per [p. 547 modifica]altro; ma queste cose son tanto generali, che non si può dire altro se non confortarla, e conformarsi con la volontà di Dio, ed aver pazienza. Circa l’altra parte, io ho già (come io scrissi a V. S.) parlatone con messer Bonaventura, e da lui ebbi intenzione che farebbe quel medesimo effetto che ’l disegno nostro era ch’avesse a fare il frate: tuttavía non l’ha fatto ancora. Io gli sarò alle spalle, e farò che lo farà ogni modo.2 Ho parlato all’amico di nuovo, e cercato che si risolva; ma gli è tanto lungo in tutte le sue cose, che gli è impossibile cavarne ferma risoluzione; ed adesso massimamente si rende più irrisoluto del solito, perchè si trova molto di mala voglia, che la maggior parte del suo si trova sotto l’acque, ed ha quasi dubitazione che le entrate ch’egli ha non possano supplire solamente al viver di casa, perchè, come sapete, ha gran spesa alle spalle. Dio sa, che nè per madonna Alessandra nè per me manca di far tuttavia buono officio, e di combatterlo per amor vostro: ma non si può aver dalle persone se non quello ch’esse vogliono. Il vostro decreto è in loco salvo: del quale, come io credo avervi scritto, parlai a messer Buonaventura; il quale mi disse, ch’essendovi quella clausula, — per se e figliuoli e discendenti, — non accadeva altra riformazione. Ma non ci è stato tempo di farglilo vedere, perchè, per il male del duca nostro, c’ha avuto qualche giorno, e per altri travagli, non ha avuto tempo di vederlo; ma se gli farà vedere, e lo solleciterò che faccia quest’altro effetto: benchè non l’ha potuto far fin adesso, perchè la figliuola dell’amica, la quale è maritata in questa terra, è stata male di parto, e la madre è stata a casa sua sempre. Non si è mancato fin qui, bench’io non vi abbia scritto altrimente, di far il debito nostro, nè si mancherà. Parlato che si sia alla donna, se si potrà disporre, credo che ’l resto sarà facile, e subito vi si avviserà: se poi vi parrà che vi sia data la lunga,3 potrete poi provedere alli casi vostri. Altro non occorre. Mi vi offero, e raccomando sempre; e così madonna Alessandra.

Ferrariæ, 29 martii 1532.

Di Vostra Signoría,
Lodovico Ariosto.



Note

  1. Tra le stampate dal suddetto, l. c., pag. 400.
  2. Frequente in queste Lettere, come nelle Commedie. Può rivedersi la nostra nota a pag. 206.
  3. Con forme poco dissomiglianti trovasi adoperata questa frase nelle Commedie in versi ed in prosa. Vedi a pag. 67, 224 e 298.