Opere minori (Ariosto)/Lettere/Lettera XVII

Lettera XVII

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XVII.1

Allo stesso, quanto figliuolo onorando.

Magnifico messer Giovanfrancesco mio onorando.

La pratica nostra per un’altra mia vi messi un poco in dubio: e perchè, per quello ch’io vi scrissi allora, non vi vorrei aver tolto di speranza, sicchè voi cercassi qualch’altra impresa nôva, per questa vi significo che le cose anderanno bene; perchè l’amico ha parlato con la mogliere, la quale ha rimesso a lui che faccia come gli pare; e l’amico mi ha parlato da sè, il quale è tutto disposto a voi, purchè non ci partiamo dalle condizioni di che già avemo ragionato: cioè che per adesso egli non abbia da sentire altra spesa; perchè, come v’ho scritto, si trova per le acque mezzo ruinato, ed avrà fatica a far le spese alla sua famiglia quest’anno. Vi consegnerà le possessioni che sapete, pel vostro vivere; con riserva, che quando s’affondassino, di far come per altre v’ho scritto; e che voi abbiate a prestargli il modo di vestire, restandovene esso padrone. Io v’ho scritto questa in fretta: poi vi dirò più ad agio le cagioni che l’aveano fatto un poco parer restío. A V. S. mi raccomando.

Ferrariæ, v aprilis 1532.


Io forse vi scriverò fra pochi dì che vegnate in questa terra, e, senza mezzo di frati, tratteremo e concluderemo fra noi. Io v’ho da dare un avviso: che quel vostro che piativa la casa, come ha sentito la morte di vostro padre, si ha voluto intromettere, e farsi mezzo in questa pratica. Ma l’avemo spazzato.2 Madonna Alessandra vi si raccomanda.

Vostro,
Lodovico Ariosto.



Note

  1. Stampata dal Barotti, l. c., pag. 402.
  2. Può intendersi detto, per pronunzia lombarda, invece di Spacciato.