Odi e inni/Inni/Al duca degli Abruzzi e ai suoi compagni

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Inni - Al duca degli Abruzzi e ai suoi compagni
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AL DUCA DEGLI ABRUZZI E Al SUOI COMPAGNI


i


Questo è dall’ombre un ritorno!
Dante Alighieri ha sorriso.
Noi sedevamo; ed un giorno
     4vi pensammo all’improvviso.
L’anime nostre oscillare
     sentivamo come l’ago del magnete,
tutte cercando inquiete
                    8la Stella Polare.

— Là... I tre alberi al cielo,
come cipressi da tomba,
puntano. Un mare di gelo
     12la carena serra, e romba.
Come un addio di lontani,
     tra le sartie nella notte ulula il vento.
Mandano un lungo lamento
                    16le mute dei cani.

Palpita in alto un’aurora
verde che sfuma e si dora:
sale e fiammeggia; discende,
     20si rifugia nel mistero...

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Come all’accenno d’un dito,
torna, divampa, risplende,
fatüo fuoco infinito
               24d’infinito cimitero... ―


ii


Salvi! L’antica bandiera
eccola, o reduci, al vento!
     V’è la gramaglia... oh! non v’era
28là nel vostro attendamento:
essa non copre e scolora
     quel vessillo che piantaste e che là solo,
alla deriva, forse ora
                    32già trema sul Polo...

Giovane duca, tu pensi.
Pensa alle tue visïoni!
Pensa ai tuoi pelaghi immensi,
     36dove alzasti i padiglioni.
Morte e silenzio. Soltanto
     si levava da un’incudine, sonoro,
ritmico ed ilare, il canto
               40del sacro Lavoro.

C’era il Lavoro con voi:
c’era, o pilota d’eroi,
anche la fame, l’insonne
     44fame, il freddo e la tempesta.

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Vieni! C’è fuoco romano
qui tra le rotte colonne.
Scalda l’offesa tua mano
               48all’eterna ara di Vesta!


iii


Voci di là della vita
turbano il sonno latino.
L’anima sorge stupita
     52dalla pietra del cammino!
Sembra che il campo contuso
     sia da magli smisurati e regolari...
È il calpestìo de’ triari
                    56tuoi, Mario, tuoi, Druso.

Strepito d’oltre la morte
rompe la notte latina,
come un precipite e forte
     60martellare d’officina.
Forse è colui che non dorme
     mai, l’eterno Michelangelo che scava
qualche Crepuscolo enorme
                    64da un blocco di lava.

Voi, pionieri, nell’atrio
bianco degli uomini, il patrio
Genio voi certo l’udiste,
     68tra il silenzio universale,

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lungi dai giorni e dall’ore,
solo, nè lieto nè triste,
affaticarsi al chiarore
               72d’un’aurora boreale.


iv


O pionieri... Noi siamo
l’opre di tutta la terra,
popolo indomito e gramo,
     76come schiavi presi in guerra:
muta un’angoscia ci doma,
     chè ci raspa sopra il cuore tratto tratto
l’ugna d’un fiero lupatto
                    80tuo, lupa di Roma...

Siamo una cupa masnada
che si rifiuta e si scaccia,
e che riprende la strada
     84col piccone e la bisaccia;
mentre nel cuore profondo
     che riflette nuove nubi e nuove stelle,
passano tre caravelle
                    88che cercano un mondo...

Lo troveremo due volte.
Tu dalle tenebre folte
dove si muove il Gran Carro,
     92tu ci porti una vittoria.

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Eccolo, o duca latino,
eccolo il pane di farro,
pane pel nostro cammino,
                    96gloria! gloria! gloria! gloria!