Ode sulla creduta morte di Silvio Pellico nello Spielberg

Giunio Bazzoni

XIX secolo Indice:Poesie di Giovanni Berchet.djvu Odi/Risorgimento Letteratura Ode sulla creduta morte di Silvio Pellico nello Spielberg Intestazione 28 febbraio 2023 100% Da definire

Questo testo fa parte della raccolta Poesie (Berchet)


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ODE

sulla creduta morte nello Spielberg di Silvio Pellico.


Luna, romito, aereo,
     Tranquillo astro d’argento,
     Come una vela candida
     Navighi il firmamento;
     Come una dolce amica
     In tua camera antica
     Segui la terra in ciel.

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La terra, a cui se il limpido
     Tuo disco s’avvicina,
     Ti sente, e con un palpito
     Gonfia la sua marina:
     Forse è gentile affetto,
     Qual desta in uman petto
     La vista d’un fedel.

Simile al fior di Clizia
     (Fiso del sol nel raggio
     L’occhio), il pensier del misero
     Ti segue in tuo vïaggio,
     E la tua luce pura
     Sembra su la sventura
     Un raggio di pietà!

Ahi misero tra miseri,
     Tolto al gioir del mondo
     Geme l’afflitto Silvio
     Dello Spielbergo in fondo!
     Speme non ha d’aìta;
     Vive, ma d’una vita
     Di chi doman morrà.

Batte il tuo raggio tremulo
     Al rio castello, o luna,
     E scintillando penetra
     Sotto la vôlta bruna,
     E trova il viso bianco
     Del giovinetto stanco,
     Il viso del dolor.

Sol quella faccia pallida
     In campo nero appare,
     Come languente cereo
     In mortuario altare;
     O qual da mano cara
     Sul panno della bara
     Deposto un bianco fior.

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Sol tra catene — (libero
     Nell’agonia cresciuto) —
     Sovra la fronte squallida
     Discende e va perduto,
     Sull’affannoso petto,
     Sol doloroso letto,
     In mezzo all’ombra, il crin.

Scarso è ’l cangiar dell’aëre
     Che in petto gli respira;
     Attorno al fianco un duplice
     Cerchio di ferro il gira,
     In ceppi è la sua mano,
     Nè alcun consorzio umano
     Lenisce il suo dolor.

Ma questa notte è l’ultima,
     Notte, per lui, di duolo;
     Il travagliato spirito
     Sta per levarsi a volo;
     E in sì fatal momento
     In torbo avvolgimento
     Nuotano i suoi pensier!

« — Quando l’inesorabile
     «Parola udii, vent’anni!
     «Non io credei sorvivere
     «A tanta ora d’affanni;
     «E il duol che m’ha consunto,
     «Il termine raggiunto
     «Del mio soffrire ha già.

«Ecco, redento ai palpiti
     «Del sen paterno io sono!
     «Le nostre piaghe il balsamo
     «Asterga del perdono,
     «Or che la man pietosa
     «Soavemente posa
     «Qui del tuo figlio in sen.

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«Tu mel dicevi — (trepida
     Del mio bollente ingegno), —
     «Di chi è più forte, o Silvio,
     «Non provocar lo sdegno!
     «Ma bella e splendid’era
     «Come le nubi a sera
     «La mia speranza allor.

«Credetti un brando a Italia
     «Ridar, novello Bruto;
     «Tornare alla sua gloria
     «Credei l’augel caduto;
     «Svegliar la neghittosa,
     «Che il capo in Alpi posa
     «E stende all’Etna il piè.

«Ma tu, chi sei, che barbaro
     «Insulti al mio dolore,
     «Ed osi il sogno irridere
     «Che mi mentìa nel core?
     «Coprimi, o madre, il viso!
     «Che quel superbo riso
     «Non veggasi per me. — »

Pace, o morente! — agl’Itali
     La tua memoria è pianto.
     Caggia quel dì dai secoli,
     Quel dì che Italia al santo
     Cenere tuo non plori,
     Nè la memoria onori
     Di chi per lei morì.

Ma già la luna in candido
     Mattin, lene si solve;
     (E mentre lene il misero
     Già in morte si dissolve)
     Bella del suo martiro
     In placido deliro
     Ultima al giusto uscì.

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Vennero allor.... disciolsero
     L’inanimata spoglia:
     Del carcer la deposero
     Sotto l’ignuda soglia.
     Nefando monumento,
     Della catena il lento
     Nodo... vi posa su.

E alcun nol seppe!... e Silvio
     E d’ogni giorno e d’ogni
     Ora il pensiero!... e Silvio
     Son d’ogni notte i sogni!...
     E ancor s’attende il canto
     Che piacque a Italia tanto!...
     Ma Silvio non è più!!!

Giunio Bazzoni.