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La terra, a cui se il limpido
     Tuo disco s’avvicina,
     Ti sente, e con un palpito
     Gonfia la sua marina:
     Forse è gentile affetto,
     Qual desta in uman petto
     La vista d’un fedel.

Simile al fior di Clizia
     (Fiso del sol nel raggio
     L’occhio), il pensier del misero
     Ti segue in tuo vïaggio,
     E la tua luce pura
     Sembra su la sventura
     Un raggio di pietà!

Ahi misero tra miseri,
     Tolto al gioir del mondo
     Geme l’afflitto Silvio
     Dello Spielbergo in fondo!
     Speme non ha d’aìta;
     Vive, ma d’una vita
     Di chi doman morrà.

Batte il tuo raggio tremulo
     Al rio castello, o luna,
     E scintillando penetra
     Sotto la vôlta bruna,
     E trova il viso bianco
     Del giovinetto stanco,
     Il viso del dolor.

Sol quella faccia pallida
     In campo nero appare,
     Come languente cereo
     In mortuario altare;
     O qual da mano cara
     Sul panno della bara
     Deposto un bianco fior.