«Tu mel dicevi — (trepida
Del mio bollente ingegno), —
«Di chi è più forte, o Silvio,
«Non provocar lo sdegno!
«Ma bella e splendid’era
«Come le nubi a sera
«La mia speranza allor.
«Credetti un brando a Italia
«Ridar, novello Bruto;
«Tornare alla sua gloria
«Credei l’augel caduto;
«Svegliar la neghittosa,
«Che il capo in Alpi posa
«E stende all’Etna il piè.
«Ma tu, chi sei, che barbaro
«Insulti al mio dolore,
«Ed osi il sogno irridere
«Che mi mentìa nel core?
«Coprimi, o madre, il viso!
«Che quel superbo riso
«Non veggasi per me. — »
Pace, o morente! — agl’Itali
La tua memoria è pianto.
Caggia quel dì dai secoli,
Quel dì che Italia al santo
Cenere tuo non plori,
Nè la memoria onori
Di chi per lei morì.
Ma già la luna in candido
Mattin, lene si solve;
(E mentre lene il misero
Già in morte si dissolve)
Bella del suo martiro
In placido deliro
Ultima al giusto uscì.